Cosa Vedere...

  • Chiesa di San Demetrio Martire, con delicatissimi stucchi a merletto che ornano la volta della navata ed un grandioso angelo in stucco di foggia vagamente liberty, su cui poggia il pulpito
  • Palazzo Baronale, al cui interno vi è la Cappella dedicata alla Madonna delle Grazie
  • Museo Etnografico, ordinato intorno alla collezione privata di Clorinda e Modestia Florenzano. In esso sono esposti oltre 250 utensili e manufatti connessi al lavoro rurale ed artigianale. Di particolare rilievo è la sezione dedicata alla Cereria di Morigerati, che produceva oggetti devozionale ed ex voto
  • Chiesa della SS. Annunziata costruita agli inizi del XVI sec. nel quale si conservano le reliquie di San Teodoro e di San Biagio Martiri
  • Cappella della Madonna dei Martiri
  • Oasi Wwf
  • Grotta del Bussento. Si scende attraverso una stretta scaletta in pietra fino ad un ponte in legno, che sovrasta il profondo canyon scavato dal fiume. Al suo interno si apprezza la flora rupicola caratteristica delle pareti a picco della forra, costituita da felci come il capelvenere, la lingua cervina e la selaginella

  • Frazione Sicilì, adagiata sulle falde della verde collina del Monte Mamino.

Storia...

Secondo la leggenda, l’abitato è situato sullo stesso luogo dove in tempi remoti si trovava un villaggio fortificato, che fu fondato dall’antica popolazione Italica dei Morgeti. In seguito, la rupe fu sede di una piccola colonia romana, come testimoniano i ruderi che affiorano in località Rumanuru.

L’attuale abitato sorse intorno all’VIII sec. d.C. grazie all’arrivo di un nutrito gruppo di monaci greco-orientali scampati alle persecuzioni iconoclaste. I monaci custodivano la Sacra Icona di San Demetrio, oggi conservata nell’omonimo Santuario del XVII sec.
Il casale fu fortificato durante la dominazione angioina, in particolare nel corso della guerra del Vespro (1282-1302) contro gli Aragonesi e, successivamente, numerosi signori si succedettero al governo del paese.
Nel XIV sec. anche Morigerati, come i paesi vicini, entrò a far parte dei possedimenti dei Conti Sanseverino.


 

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